Schede

giovedì 25 novembre 2010

e questa la chiamano democrazia

il pezzo che avrei dovuto postare oggi sul blog non è questo.
era un pezzo riguardante i tagli all'università proposti da Cameronalle università pubbliche. Si parla di cifre assurde  come il 60% da tagliare all'insegnamento e il 25% alla ricerca.
Comprensibilmente gli studenti cominciano ad avere le palle girate per la cosa e nelle scorse settimane ho documentato il tutto facendo interviste ai loro rappresentanti e docenti.
Per concludere avrei voluto inserire una visione della manifestazione di ieri (24 novembre); ovviamente ho partecipato e questa è la situazione in cui mi sono ritrovato, ragion per cui ho preferito postare un video piuttosto che scriverne. Lo trovate al link qui sotto.

Francesco e Albione - e questa la chiamano democrazia

un abbraccio amigos
Francesco

venerdì 12 novembre 2010

Attentatori glorificati e fiori guerrafondai (parte 2)


A Londra da fine ottobre a Natale è tutta una ricorrenza.
Ogni settimana ce n'è una e subito dopo il ricordo a suon di botti e fuochi d'artificio fatti per il buon Guy Fawkes, tac!, ecco che ci si ritrova in mezzo a botti di tutt'altro genere.

Scordatevi i bei tempi di “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, qui a Londra se mettete dei fiori nei cannoni fate solamente un favore ricaricando l'arma di chi sta dietro a quel cannone.
Ancora confusi? Entro meglio nell'argomento: ogni 11 novembre nei paesi del Commonwealth si festeggia il “Memorial Day”.

La festività originariamente era nata per ricordare i soldati caduti nelle due guerre mondiali ma, col passare degli anni, si sono aggiunte tutte le guerre che stanno nel mezzo fino ad arrivare all'ultima, ancora in corso, in Iraq.
I fiori di cui parlo sono dei piccoli papaveri di plastica che la gente si appunta sulle giacche, sulle camicie, sui cappelli, ovunque insomma per onorare i caduti in queste guerre.

Premesso che, come credo anche molti di voi che state leggendo, ritengo che ogni guerra senza eccezione sia una cagata pazzesca e che ne esistano SOLO di sbagliate, ho cercato di mettere un attimo da parte questo pregiudizio e capire meglio cosa spinge questi voraci divoratori di fish n chips ad appuntarsi un “poppy” sulla giacchetta; le risposte sono state sconsolanti!
Nessuno ha mai pensato che, visti i tempi che corrono, viste le recenti rivelazioni sulle torture perpetrate dall'esercito inglese in Afghanistan e Iraq, viste le montagne di file secretati venuti allo scoperto grazie a wikileaks, visto che come dice il personaggio di J.D. su Scrubs leggendo Iraqi war for dummies “strano, ho letto solo 30 pagine e Bush dice che abbiamo vinto, ma il libro di pagine ne ha 600!”, la cosa potesse sembrare un tantinello pro-war.

Non solo, facendogli notare la cosa si indignavano (a cominciare dall'hobbit canadese che mi ritrovo in classe, santoiddio sei canadese cerca di non fare l'americana!) dicendo che non c'entra nulla essere pro o contro la guerra, è solo un simbolo in ricordo delle vittime e bla bla bla.

A parte il fatto che anche i simboli, purtroppo per il mio hobbit, hanno una connotazione di senso ben precisa in base all'epoca storica in cui si vive (ragion per cui non è un idea geniale tatuarsi una svastica dicendo che è un simbolo induista e rappresenta il sole che nasce dopo il nazismo e tutto quello che ne consegue), a nulla è valso il mio tentativo di fargli notare che nelle cassettine dove si prendevano questi fiori (e nei poster sparsi per tutta la città) c'è scritto che indossandoli (e offrendo denaro alla causa per averli) supporti la legione inglese in medio oriente!

Alla fine della fiera ieri alle 11:11 dell'11/11 migliaia di persone si sono ritrovate in Trafalgar Square, con i poppies appuntati sul petto, a fare non uno ma due minuti di silenzio.
Credo sinceramente che quel silenzio facesse eco al silenzio che si trova dentro le loro teste.
Il discorso è sempre lo stesso, tutti, in Inghilterra come in Italia, sono pronti a fare silenzio in onore di soldati che hanno voluto andare laggiù e che per farlo vengono ricoperti di soldi, mentre il silenzio che avvolge la morte di un muratore che lascia una famiglia senza possibilità di andare avanti, di un ragazzo picchiato a sangue e ucciso dai fascisti a Verona solo perchè aveva i capelli lunghi o di un immigrato ridotto peggio che in schiavitù nei campi di arance di Rosarno, a questo di silenzio nessuno si indigna.

La morale è, la prossima volta che regalate dei fiori state attenti, i tempi sono cambiati.

Francesco Mandolini

martedì 9 novembre 2010

Attentatori glorificati e fiori guerrafondai (parte 1)


Perché celebrare un attentatore ogni anno da 405 anni?
Questa è la domanda che mi sono posto principalmente la settimana scorsa quando nelle notti del 5 e 6 novembre, conosciute come Bonfire Nights, i cieli di Londra si sono riempiti dei colori dell'arcobaleno in memoria di Guy Fawkes.

Egli è un personaggio sconosciuto a molti italiani e non inglesi in generale. Fu riportato in auge alcuni anni fa grazie al film basato su una grafic-novel scritta e illustrata dal duo Alan Moore/David Lloyd. Il film in questione era V per Vendetta in cui un personaggio con la maschera di Guy Fawkes si aggirava in una Londra futuribile e distopica tentando di combattere il regime mediatico imposto al popolo.

Ma chi era costui in realtà? Il vero Guy Fawkes fu uno dei cinque congiurati che la notte del 5 novembre 1605 tentarono di far saltare in aria l'intero parlamento inglese con al suo interno, oltre ai deputati, il re Giacomo I, scozzese di nascita.
A parte il farmi comprendere che cazzo volesse dire la festa organizzata con il collettivo Rosso Mal Polo lo scorso anno a Novoli proprio in occasione del 5 novembre (con tanto di volantini rievocanti il film), l'intento di Fawkes, esecutore materiale dell'attentato colto in flagrante nei lugubri sotterranei dell' House of Parliament mentre stava per accendere le miccie ai barili pieni di polvere da sparo, era quello di punire coloro che stavano impedendo la libertà di culto ai cattolici e, segretamente ma nemmeno troppo, di voler cacciare via gli scozzesi dal trono d'Inghilterra.

Se avesse saputo che secoli più tardi sarebbe salita al trono l'attuale famiglia regnante, i Windsor tedeschi in tutto e per tutto (il vero nome della famiglia reale è Sachsen-Coburg und Gotha), probabilmente non si sarebbe preso il cruccio di farsi torturare per otto giorni prima di firmare una confessione scritta in cui ammetteva le sue colpe e finire impiccato, decapitato e scorticato sulla pubblica piazza (mi auguro in quest'ordine e non in quello inverso).

Ma torniamo all'inizio del discorso: perchè ricordarlo?
C'è da dire che bisogna aspettarsi di tutto da un paese che, per celebrare la sconfitta di Napoleone a Waterloo, gli erige delle statue a giro per l'Inghilterra, ma si sa che qui lo humor è del tutto particolare.

Che cosa rappresenta allora Guy Fawkes? Non certo la vena cattolica inglese (inesistente o quasi da secoli). Direi più che Guy Fawkes è l'emblema di una tendenza tutta inglese (giustissima secondo chi scrive) che fa sì che il popolo si ribelli quando le cose tendono al peggio, pensate che folli!
Lo hanno fatto i primi coloni americani liberandosi dal giogo della madrepatria paradossalmente per un gesto d'amore verso la stessa al grido di “no taxation without representation”, lo hanno fatto le operaie Ford della fabbrica di Dagenham negli anni '60 per ottenere una “equal pay” tra uomini e donne e quindi credo che il bel Guido (così si firmava) si adagi tranquillamente a capo di questi personaggi.

Venendo a questioni di casa nostra (e scusate il ragionamento spicciolo), credo che di personaggi à la Guy Fawkes ne avremmo tanto bisogno in Italia vista la pochezza di chi ci governa, i recenti insulti verso gli omosessuali, le vergogne di Terzigno, Acerra, Napoli, le acque al percolato, i soffitti all'amianto nelle scuole elementari, i tagli all'università e alla scuola pubblica, le fottutissime leggi ad personam, il papello, Fede, Mora e tutta la combriccola dei santi apostoli, il Vaticano e, a 65 anni dalla sconfitta della tirannide fascista, il tentativo di equiparare repubblichini e partigiani sul palcoscenico di San Remo facendo cantare sia “Bella Ciao” (unico vero inno italiano) e l'inno fascista “giovinezza” (la minuscola non è una svista, è voluta).

Nel mio piccolo posso dire che provo una innata simpatia per Guy Fawkes, ce lo avessi qui ora gli offrirei da bere!

Francesco

PS
vi chiederete “e i fiori guerrafondai?”.
Attendete due o tre giorni e verrete soddisfatti, questa è grossa!