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giovedì 30 settembre 2010

The city that never sleeps


Mai soprannome fu più falso! Londra, pur avendo otto milioni di abitanti circa, dorme, eccome se dorme!
In questa settimana ho avuto modo di esplorare un minimo la nightlife della capitale e, proprio come ricordavo e temevo, non ce ne è traccia. I pub aprono alle 11:30 di mattina per chiudere alle 11 di sera, la metro viaggia fin verso mezzanotte e mezza e i bus, pur essendocene in consistente quantità anche di notte, sono difficili da prendere per raggiungere Wembley Park nella zona 4, dove sono attualmente domiciliato.
Ah giusto quasi dimenticavo, ho trovato casa. Messo alle strette coi tempi per via della scadenza della mia prenotazione all'ostello e dopo aver quasi accettato una proposta per una costosissima casa di arabi a Turnpike Lane, mi sono ricordato della casa che visitai il primo giorno.
Attirato dalla vicinanza del Lidl e per nulla intimorito dal fatto di risiedere vicino al “Nulla” de La storia infinita (il Molise mi fa più paura) decido di stabilirmi in quella stanzetta al numero 17 di Brook Avenue che fortunatamente era ancora libera.
I traslochi si sa sono difficili e pallosi, figurarsi fare un ora di metro con valigie pesantissime! Ma già ora, dopo pochi giorni, me la sento un po' mia; la zona è veramente tranquilla, a due passi ci sono supermercati, barbieri e negozietti e senza dubbio moltissime nazionalità e storie si mescolano in questa parte della città. Io stesso condivido la casa con sei ungheresi (tra ragazzi e ragazze) un polacco (ancora mai incontrato) e una spagnola di Girona che studia al North West College (praticamente deve attraversare la strada ed è dentro all'università).
Altra cosa apprezzabile soprattutto in vista del sei nazioni è la spaventosa vicinanza tra casa mia e il Wembley Stadium dove l'Italia di rugby giocherà contro l'Inghilterra. Inutile dire quanto io aspetti con ansia questa partita!
Ora ho tutta questa settimana da vivere come un turista poiché la scuola non inizierà prima di lunedì prossimo e passeggiando per Trafalgar Square non ho potuto fare a meno di notare come le differenze architettoniche tra l'Italia e il Regno Unito riflettano anche quelle culturali e climatiche. Qui tutto è molto geometrico, serio, efficiente e grigio, persino la magnificazione di criminali di guerra come Sir Henry Havelock, il quale nel 1857 condusse e trovò la morte nella guerra che di fatto imprigionò l'India sotto il giogo della regina, è fatta in maniera anonima, senza colori appunto.
Mi viene immediatamente da pensare alla mia bella Firenze dove, criminali di guerra o no, tutt'attorno alle mura di Santa Maria in Fiore, oltre al coloratissimo marmo verde e rosa stanno incastonati degli scudi con su scritto i nomi non solo delle famiglie nobiliari dell'antica città che volevano essere ricordate dai posteri, ma anche quelli dei messi e dei dipendenti del comune!
Persino Chiaravalle riesce a dare quel senso di tepore passeggiandoci dentro, facendo le vasche per il corso al sabato pomeriggio inebriati dall'odore della “Pizza de Memma” al quale nessuno resiste e, con la scusa di scaldarsi tenendone in mano un pezzo bollente appena sfornato, cede alla tentazione di quella bontà che sa di antico, forse per via del fatto che ne esistono solo quattro tipi: col rosmarino, con la cipolla, rossa e con la mozzarella.
Una cosa che invece è più che apprezzabile di Londra sono le persone; ovunque uno vada finisce per fare le conoscenze più strane e imparare nuove cose di altre culture. Ecco perchè al momento mi trovo a passare le giornate e a farmi qualche birra con un ragazzo corso trapiantato da 4 anni a Firenze, due ragazze e un ragazzo spagnolo dai quali sto imparando la lingua, una tedesca, un messicano e, ciliegina sulla torta, una estone!
Ora nessuno crede veramente che gli estoni esistano ma fidatevi è così, ce ne sono a giro e te li ritrovi anche sulla tua camera d'ostello. Ci riaggiorniamo quando conoscerò un unicorno e un molisano ok?
Hasta siempre amigos!

Francesco

1 commento:

  1. Il virus del viaggiatore è una malattia strana, vecchio. C'è chi ci nasce e chi la prende viaggiando. Buona strada, mon ami
    Tommy

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